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Nosy Be: intervista ad una biologa marina

Nosy Be è sicuramente una delle mete preferite dai divers , con una biodiversità molto ricca e varia. Per questo motivo abbiamo deciso di farci raccontare da una biologa che vive proprio su quest’isola come è la vita marina, e non solo,  di questo incredibile posto.

La nostra amica, Carlotta Barba, si è  laureata in Scienze Ambientali Marine a Napoli e  da nove  anni lavora a Nosy be in Madagascar, al Manta Diving, come socia e biologa. Carlotta  ci racconterà in due articoli delle bellezze di questo posto ed in particolare della fauna  marina che lo abita.

tour marino nosy be

Ciao Carlotta,  come sei arrivata in Madagascar?

Ciao ragazzi ! La scelta dell’Oceano Indiano è stata, originariamente, del tutto casuale. Dopo aver vissuto un’esperienza bellissima, in un centro di recupero e riabilitazione per le tartarughe marine presso la Stazione Zoologica di Napoli, ho avuto successivamente  l’opportunità di viaggiare e di unire la mia passione con il lavoro, prima emigrando alle Seychelles , e poi sbarcando in Madagascar.

Raccontaci com’è il Madagascar

Il Madagascar è un paese straordinario! Ti entra nell’anima e te la ruba,  un paese  dai mille colori e mille sfaccettature che mi ha subito conquistata !

Io vivo su una piccola isola, Nosy Be , che ha  un’unica strada che le gira intorno per 90 km. , partendo  dall’aeroporto, (attivo solo poche ore al giorno visto lo scarso traffico aereo) e  passando  per la piccola ed unica città,  sempre animata e in movimento , da sembrare quasi  caotica”. Attraverso quest’unica via si raggiunge la costa, un’area  più “turistica”,  dove i vasà (gli stranieri, alla malgascia) passeggiano  mollemente sulla riva del mare per salire a bordo di piccole imbarcazioni alla volta di immersioni ed escursioni giornaliere che gli permettono di scoprire i meravigliosi fondali, ancora ben conservati, o qualche simpatico animale di terra che fa capolino tra i frutti del mango.

Tutto contornato da bancarelle di meravigliosa frutta esotica esposta qua e là e di bambini che con i loro occhioni non negano mai a nessuno enormi sorrisi.

La natura regna sovrana sulla vita di tutti noi!

Questo paese è lontanissimo da tutto  ciò che è convenzionale ed europeo, la vita scorre tranquilla ed ogni cosa è regolata da un’unica indimenticabile parola Mora Mora (piano piano).

I salti delle balene, le nuvole che dipingono rossi tramonti africani, gli uccellini che cinguettando ci fanno ascoltare i loro amori, i lemuri che saltano da un ramo all’altro tra i grandi manghi della foresta…… riempiono completamente la nostra esistenza.

Carlotta , ora ci parlerà, in questo primo articolo, delle tartarughe marine di Nosy Be  

tartaruga nosy be

Le tartarughe marine

Le tartarughe marine, come le balene, nella loro evoluzione, hanno sviluppato caratteristiche fisiche e morfologiche per adattarsi perfettamente alla vita acquatica.

I maggiori cambiamenti, in questi rettili, sono stati  l’allungamento e l’appiattimento del carapace, le zampe anteriori sono divenute pinne propulsive, le pinne posteriori fungono da timone e sono utilizzate dalle femmine per scavare i nidi nella sabbia, e sono capaci di grandi apnee.

L’ossigeno necessario per la loro sopravvivenza, lo reperiscono ritornando in superficie per respirare.

La diminuzione del battito cardiaco, l’abbassamento del metabolismo basale, la diminuzione della temperatura esterna, consentono alle tartarughe, in quanto rettili, di restare in apnea anche per lunghi periodi, circa 4 ore per la specie  Chelonia.

Il viaggio di una tartaruga

Inizieremo questo  racconto dal luogo più insolito per una tartaruga marina…la spiaggia!

L’unico momento in cui questi rettili lasciano il mare per risalire la spiaggia è il momento più importante della loro vita: la deposizione delle uova! Di solito le femmine attendono il calar della notte per la deposizione, risalgono la spiaggia e con le pinne posteriori  iniziano a scavare un vero nido, una buca profonda  che ospiterà più o meno 100 uova per volta.

La tartaruga verde, per esempio, è una specie molto furba, infatti scava anche un falso nido, dove lascerà le sue tracce ed il suo odore, per depistare i predatori, così non sarà facile riconoscere dove realmente sono sotterrate le uova.

Con la prima covata, la femmina non riesce a deporre tutte le uova fecondate, infatti, durante la stagione riproduttiva, tornerà a terra quattro o cinque volte con intervalli di circa 15 giorni.

Una volta ricoperto di sabbia il nido, la mamma lascerà per sempre la spiaggia non rivedendo mai più i suoi piccoli che usciranno dal loro nido, da soli, dopo 45-90 giorni di incubazione.

I piccoli tartarughini, rompono il guscio dell’ uovo, grande all’incirca come una pallina da ping-pong, con il dente dell’uovo, ossia una protuberanza posta frontalmente al muso, che scomparirà una volta cresciuti.

Lasceranno il nido entro 48 h c.ca per dirigersi in mare ed iniziare il grande viaggio. 

Ma raggiungere il mare, non è così semplice; i piccoli vengono decimati prima in spiaggia dagli uccelli marini, rettili, granchi e in alcune zone del mondo anche  dall’uomo.

Poi in acqua, a causa dell’incapacità di immergersi in profondità, molti di loro saranno divorati dai pesci predatori prima di trovare riparo tra i sargassi. Una volta in salvo e presi dalle correnti, perderemo le tracce dei piccoli per almeno 7 anni ed è qui, che inizia la seconda parte del loro viaggio!

Il ciclo vitale delle tartarughe

Scomparsi per circa 7-10 anni di vita, le giovani tartarughe iniziano a ricomparire agli occhi dei fortunati osservatori e a godersi la loro vita tra cibo e grandi nuotate, fino a circa 20-25 anni, età della maturità sessuale, quando  iniziano a “cercare” la loro compagna.

L’accoppiamento avviene in superficie, in acque profonde, dove la coppia, spesso è osservata da un secondo maschio,  che attende il suo turno di accoppiamento. Una volta pronte per deporre le uova, le femmine, per raggiungere il luogo della deposizione (nella maggior parte dei casi è lo stesso dove sono nate)  affrontano migrazioni anche di migliaia di chilometri. L’accoppiamento vero e proprio avviene durante la migrazione, oppure in prossimità delle aree di deposizione, e la femmina può conservare il seme del maschio e fecondare le uova anche dopo anni! La deposizione avviene a terra e l’unica che risalirà il declino della spiaggia è la femmina, mentre  il maschio resterà in mare non molto distante dalla costa. Così un altro ciclo della vita ricomincia !

Per distinguere i maschi dalle femmine, possiamo osservare  che presentano, solo dopo la maturità, un  lieve  dimorfismo sessuale: i maschi hanno una lunga coda che fuoriesce dal carapace ed inoltre, nelle pinne anteriori,  un’unghia ricurva ad uncino, che le femmine non hanno e  che gli serve per reggersi al carapace del partner nel momento dell’accoppiamento.

 Quali specie sono  presenti a Nosy Be ?

Chelonia mydas

La tartaruga verde , il cui nome non deriva dalla colorazione verde scuro del carapace, ma dalla pelle che appare verde grigio.

E’ l’unica delle sette specie di tartarughe marine ad essere vegetariana, ma solo in età adulta.

E’ una tartaruga robusta e gli adulti in media misurano 120 cm di lunghezza. Sono molto veloci, specie durante la fuga.

Le Chelonia mydas sono considerate le migliori nuotatrici tra le specie viventi. Sono presenti nella zona davanti l’isola di Sakatia grazie ad un grande pascolo di fanerogame, cibo preferito di questi animali erbivori.

Eretmokelys Imbricata

E’ più piccola di dimensioni, con una lunghezza massima di carapace di 95cm, ed è facilmente visibile facendo snorkeling, dato che la si trova principalmente nelle acque basse delle zone costiere e delle barriere coralline. Si nutre soprattutto di organismi presenti sulla barriera come spugne, molluschi e crostacei.

 Gli inglesi le hanno attribuito  il nome comune  “ hawksbill” che significa a becco di falco, perché ha  un becco stretto e sottile che le serve per infilarlo negli anfratti del reef alla ricerca di cibo.

Il nome in italiano è Imbricata, da Embricata , e deriva dalla particolare forma dei loro scudi.

tartaruga marina madagascar

Conclusioni

Se la descrizione che Carlotta ha fatto di Nosy Be e delle tartarughe marine ti ha incuriosito, puoi contattare il Manta Diving dove potrai vivere queste  esperienze uniche.

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Non sei ancora convinto? Aspetta! Come detto all’inizio, questa intervista non è finita, c’è ancora un’altra: assolutamente da non perdere! Nella  prossima , Carlotta ci parlerà delle megattere e degli squali balena.

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1 commento su “Nosy Be: intervista ad una biologa marina”

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